AT THE EDGE OF JIHAD: OYOUB THE MUJAHIDEEN

"The dream of independence is a death angel for Kashmiri people," says Ayoub. It looks like he has somehow managed to survive the sword of this sublime and cruel angel, and today he's in the position to recall the memory of that encounter. In the early '80s. Ayoub was a young pulse dealer in Srinagar, the summer capital of Indian Kashmir. It was 1985 when he suddenly disappeared from home, without giving any notice to his relatives: Ayoub was one among those Kashmiris who crossed the Pakistani border to reach the military camps arranged by CIA to train mujahideen against URSS during the the Russo-Afghan war. In a few years thousands of youngsters were going to follow the same path: this time the aim was the liberation of Kashmir from the Indian occupation. "The slogan was Azadi, but in our hearts there was Pakistan" Ayoub says today. In the early '90s he rapidly became platoon commander in Srinagar's old town, a hero of the separatist armed resistance: dozens of fellows were fighting under him, making his neighbourhood impregnable for the Indian army. Even today almost everyone remembers about Ayoub Bath, the Hizbul Mujahideen commander: someone openly praises and respects him someone looks more resentful. In September 1993 Ayoub's rise got unexpectedly shattered: a mine device accidentally exploded while he was working on it. He will be destined to be blind and maimed for the rest of his life, completely dependent from his family's care. Since that day he has been at the margins of his own society, completely dependent from his family's care, silently witnessing the decadence of the separatist armed struggle. Nowadays Ayoub is essentially alone: he spends most of his time in his room, or in the kitchen, where he finds the company of his mother, sister and nephews. Despite everyone seems to know him, and many respect him, few persons visit him. In the while the separatist cause, with its controversial Azadi ideology, seems to have reached a lull, to be a secondary thought for the ordinary people. The armed struggle, crushed by a massive Indian army intervention, has become a marginal issue, while the 2008-2010 street riots again haven't brought any political results. Today Srinagar seems to be a quiet and calm city: but if you mention the independence issue to anyone, he will quickly warm up and tell you that the Azadi feeling is alive and that it will never die. Ayoub is aware about all these things, and sometimes he's even able to smile about them. After all he has already met his death angel, and till today he has kept struggling without losing sight of him.

AT THE EDGE OF JIHAD: OYOUB THE MUJAHIDEEN

"Il sogno dell'indipendenza è per noi Kashmiri un angelo della morte" dice Oyoub. Lui, dalla spada di questo angelo crudele e sublime è in qualche modo scampato, e oggi può evocarne le fattezze. Oyoub Waja era nei primi anni '80 un giovane commerciante di legumi della downtown di Srinagar, capitale estiva del Kashmir indiano. E' nel 1985 che svanisce misteriosamente da casa, all'insaputa dei suoi stessi famigliari: Oyoub sarebbe stato uno dei primi Kashmiri ad attraversare il confine Pakistano per raggiungere i campi militari predisposti dalla CIA per addestrare i mujahideen arrivati da tutta l'Asia a combattere contro l'Unione Sovietica in Afghanistan. Negli anni successivi migliaia di ragazzi della valle del Kashmir avrebbero seguito lo stesso tragitto: questa volta l'obiettivo era la liberazione del Kashmir dall'occupazione indiana. "Azadi (libertà in lingua Urdu) era lo slogan, ma nei nostri cuori c'era il Pakistan" dice oggi Oyoub, che nei primi anni 90 era rapidamente diventato uno degli eroi della resistenza armata a Srinagar. Decine di uomini sotto il suo comando rendevano il suo quartiere una roccaforte impenetrabile per l'esercito indiano: ancora oggi la gente si ricorda di Oyoub Waja, il comandante di Hizbul Mujahideen, chi con ammirazione o rispetto, chi con esplicito rancore. Nel settembre 1993 l'ascesa di Oyoub viene frenata improvvisamente dall'esplosione di una mina sui cui stava lavorando: rimarrà cieco e menomato a vita, completamente dipendente dalle cure della sua famiglia e testimone inerte del fallimento della lotta separatista degli anni 90. Oggi Oyoub è un uomo sostanzialmente solo: trascorre gran parte delle giornate in camera o in cucina, dove trova la compagnia della madre, della sorella e dei nipoti. Per quanto sembri che tutti lo conoscano e che molti lo rispettino, sono rarissime le visite. Intanto in Kashmir la causa indipendentista, con il suo controverso sentimento dell'Azadi, appare addormentata, fattore secondario rispetto alle occupazioni quotidiane della popolazione. La guerriglia armata si è sostanzialmente riassorbita, schiacciata dalla possenza dell'intervento militare indiano, mentre le rivolte di massa del triennio 2008-2010, in cui è stata coinvolta la generazione cresciuta negli anni piĆ¹ intensi del conflitto, ancora una volta non hanno portato a risultati concreti sul piano politico. Tutto a Srinagar sembra oggi immobile e pacifico: ma se menzionate il discorso dell'indipendenza ad un passante qualunque, questi, con ogni probabilità si accenderà improvvisamente nell'animo e vi risponderà che l'Azadi è viva e che non morirà mai. Oyoub, tutto questo lo sa bene e oggi a volte ne può persino sorridere: in fondo lui, l'angelo della morte l'ha incontrato di persona, e da allora non lo ha mai perso di vista.